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martedì 21 maggio 2013

Chicago, The Art Institute - Parte 4 : L'arte moderna

Ed ecco la prima parte della sezione dell'Art Institute di Chicago dedicata all'arte moderna.
Devo dividere in due anche questo articolo in quanto mi sono accorta che i quadri sono parecchi e che c'è molto da parlare.
 
E qui devo dire che non sono molto ferrata, non è il mio genere, ci sono sì dei capolavori che mi piacciono molto ma, se devo essere sincera, la maggior parte delle opere non la capisco.
Questo articolo mi servirà anche come approfondimento, infatti per scrivere qualcosa sono obbligata ad informarmi.
 
Ecco allora il primo quadro, si tratta di Joan Mitchell con City Landscape del 1955
 
Joan Mitchell - City Landscape
Joan Mitchell, pittrice nata a Chicago è nota per le sue pennellate forti, colorate, si ispira al paesaggio, alla natura ma non vuole creare immagini riconoscibili, vuole trasmettere emozioni.
Amava definirsi "l'ultimo Impressionista Astratto"
In City Landscape, uno dei suoi primi lavori, trasmette l'energia urbana, il quadro è caratterizzato dal contrasto tra le pennellate centrali colorate e lo sfondo bianco.
Non conoscevo questa pittrice però mi piace, il suo quadro esprime davvero energia, non so cosa volesse trasmettere esattamente ma io interpreto le singole pennellate colorate come tanti elementi singoli che concorrono a formare un essere più complesso, la comunità che, forte di ogni singolo componente diventa maestosa e potente.
Tutti noi siamo parte di un meccanismo complesso e concorriamo a renderlo forte.
Non so se la pittrice volesse rappresentare questa visione ma a me piace pensarla così.
 
Passiamo a Jackson Pollock con Greyed Rainbow dipinto nel 1953, tre anni prima della sua morte.
 
Jackson Pollock, Greyed Rainbow
Pollock usa i colori in modo non convenzionale, spruzzi e gocciolamenti, il pennello spesso viene sostituito da bastoncini e spatole in una tecnica personalissima dipingendo spesso su tele posate sul pavimento in modo da potersi sentire più "dentro" il quadro potendoci camminare attorno.
In Greyed Rainbow, i colori sono stratificati dando un senso di tridimensionalità.
Molto forte il concetto, "Arcobaleno in Grigio", una contraddizione oppure no?
La parte superiore del dipinto è in bianco e nero mentre nella parte inferiore si intravvedono delle gocce colorate, ma poi ti avvicini e vedi che il bianco non è bianco, ha sfumature aranciate, e neppure il grigio è puro, tende al blu.
Niente è come sembra, bisogna guardare attentamente per capire l'essenza delle cose.
Una vita in bianco e nero non può esistere, il colore emerge sempre, la rivincita del colore in un'esistenza monocromatica, l'arcobaleno non potrà mai essere grigio.
 
Mi  ha particolarmente colpito questo quadro di Martin Wong, Sweet Oblivion
 
Martin Wong, Swee Oblivion
Trasferitosi dalla Chinatown di San Francisco dove era nato a Loisaida, il quartiere ispanico di Lower East Side a New York, nei suoi quadri dipinge la realtà che vede e la filtra con la sua fantasia.
Zone degradate, criminalità, spaccio di droga popolano i suoi quadri e la racconta non solo con le immagini ma anche con le parole scritte nel linguaggio dei segni dei sordi.
I colori forti e cupi sembrano gridare l'angoscia di questo mondo in una sorta di guerriglia urbana e per gridare ancora più forte, l'artista scrive e scrive in modo che anche i sordi possano sentire il suo urlo.
 
Caratteristica l'esposizione dei lavori di Kara Walker, Rise Up Ye Mighty Race! 
 
Kara Walker, Rise Up Ye Mighty Race!
In questa stanza i lavori di Kara Walker ci parlano di questioni razziali, di sesso rappresentando personaggi che incarnano l'immaginario collettivo del periodo della schiavitù nel Sud dell'anteguerra.
Le sue sagome non hanno volto ma riescono a colpire l'osservatore raccontando una storia di repressione e di riscatto.
Le sagome sono curatissime in ogni dettaglio, tutto è raccontato con particolari finissimi, come a voler significare che non sappiamo niente di queste persone eppure conosciamo i loro più intimi particolari.
Come capita nella vita, le persone sono sagome di cui non conosciamo e, a volte, non vorremmo mai conoscere la storia ma ci sono dei particolari che non possiamo non vedere e che non possono lasciarci indifferenti.
 
Bello questo quadro di Lee Bontecou, Untitled del 1960
 
Lee Bontecou, Untitled
Acciaio, tele, velluto, questi i materiali che la scultrice sapeva ben accostare per creare opere uniche.
In questo lavoro dai colori caldi e naturali, ogni elemento, ogni geometria sembra convergere verso la profonda apertura scura.
Nel mondo immaginario ogni cosa tende verso un unico punto e così deve essere nel mondo reale.
Non so cosa intendesse l'artista, se la visione fosse negativa o positiva, se tutto alla fine viene divorato o se il fine ultimo di ognuno deve essere lo stesso, io preferisco pensare che sia la seconda dove il centro a cui tutti tendiamo è il Bene Supremo.
 
Originale l'opera di Bruce Nauman, Human Nature/Life Death datata 1983
 
Bruce Nauman, Human Nature/Life Death
Artista americano, laureatosi prima in matematica e poi in arte, nei suoi lavori mette al primo posto la parola, la comunicazione, l'artista secondo lui è un comunicatore.
I suoi lavori sono poliedrici, dalla scultura alla pittura, dal video al neon come in questa opera.
Luci che si accendono e spengono come nella vita reale, amore e odio, piacere e dolore, vita e morte.
E' così che si può riassumere la vita, una sequenza di eventi accesi e spenti da una mano invisibile.
 
Gerhard Richter, famoso pittore tedesco  è qui rappresentato anche con i suoi dipinti del 1989 della serie Ice
Gerhard Richter, Ice 2, Ice 4 e Ice 1
Artista che ama usare diverse tecniche, affascinato dalle  nuove tecnologie, mischia la fotografia con la pittura.
Nei suoi quadri astratti sapienti e casuali strati di colore danno vita all'opera e solo quando il lavoro è finito l'artista saprà quello che ha dipinto.
In questa serie di quadri, che in realtà sono quattro, il soggetto è il ghiaccio, stesso soggetto ma quadri diversi anche se la tecnica di base è la stessa, la stratificazione del colore per rendere materico il dipinto.
I due a destra, Ice 4 e 1, hanno colori simili, tono su tono, delicati ma decisi, il ghiaccio ha formato una spessa coltre, ha coperto la terra ma l'acqua è ancora visibile e sotto la lastra fredda scorre viva e forte.
In Ice 2 invece macchie di colore bucano il quadro, sulla base ghiacciata ma più morbida e fluida dei due precedenti, la vita sta prendendo il sopravvento, la natura fa il suo corso e dal freddo Inverno si passa ad una timida Primavera.

Alex Katz ed il suo Vincent and Tony del 1969

Alex Katz, Vincent and Tony
"Mi piace realizzare immagini che siano tanto semplici da non poterle evitare e tanto complesse da non riuscire ad afferrarle", così riassume l'artista americano l'essenza della sua pittura.
Non riconoscendosi nell'espressionismo astratto anticipa in qualche modo la pop art.
Le ecco le sue figure stilizzate, con i contorni ridotti al minimo su sfondi appena abbozzati, immagini che ricordano i cartelloni pubblicitari.
In questo quadro Katz ritrae il figlio Vincent con il suo amico Tony, i visi sono stilizzati ed i tratti ridotti al minimo ma il risultato finale è comunque dettagliato, i colori contrastanti danno ad ogni ragazzo la propria identità ed il proprio spazio, l'orizzonte appena delineato non distoglie l'attenzione da questo istante fermato nel tempo.

Ed ecco un esponente della Pop Art, Ed Ruscha con City dipinto  nel 1968.

Ed Ruscha, City
Artista che alla richiesta di dare una definizione della parola Arte disse : "L'arte deve essere qualcosa che ti fa grattare la testa".
Influenzato dalla grafica commerciale, nei suoi quadri troviamo spesso parole.
Alla continua ricerca di nuove tecniche esperimenterà diversi materiali, dalla polvere di sparo al sangue, dalla verdura ai succhi di frutta.
Anche in questa "City", l'artista mescola immagini e parole per rendere più vivo il concetto, una parola scelta per la sua qualità fonetica oltre che per il concetto.
In questo quadro appartenente alla serie dei "wet word paintings", l'elemento primario è l'acqua da dove nascono tutte le cose, i colori ed il rilievo danno maggiore realismo alla parola che sembra appunto scritta con l'acqua.

Terminiamo questa prima parte con un capolavoro, il gigantesco quadro di Andy Warhol che occupa tutta una parete, Mao.

Andy Warhol, Mao
Su Andy Warhol si sono spesi fiumi di parole, se si pensa alla Pop Art si pensa a lui, alle sue Marilyn ed alle sue Coca Cola.
Produceva opere in serie usando un impianto serigrafico, la ripetizione era il suo segno distintivo, tante immagini uguali con colori diversi.
Questo enorme ritratto di Mao imita i manifesti di propaganda cinese e sebbene l'immagine sia di tipo fotografico è stata volutamente dipinta ed il viso truccato come fosse makeup quasi a dimostrare che Mao, acerrimo nemico dell'individualismo è invece unico nel suo stile.

Concludo qui questa prima parte, continuate a seguirmi perchè mancano ancora tanti bellissimi quadri.

Ciao

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